30/09/09

 

Istantanee dal mondo

Da qualche giorno si sono aperte le votazioni per il concorso fotografico e letterario "Istantanee dal mondo" di Terre e Libertà.

Una simpatica idea per poter assaggiare le emozioni dei tanti paesi in cui ogni estate gruppi di volontari partono per tante diverse destinazioni.

Vi invitiamo dunque a cliccare sul sito http://www.ipsiaconcorso.unalapalla.it/
per poter guardare e ammirare le bellissime fotografie scattate in tutto il mondo, oppure leggere le poesie e i frammenti dei volontari che hanno partecipato al concorso.

Infine, se avete un pò più di tempo iscrivetevi al sito e votate le foto belle...ovviamente quelle del Mozambico...senza dubbio non avrete difficoltà nel riconoscerle...
Sarebbe bello far vincere il sorriso di una donna mozambicana, o l'immagine di una fragile bambina dai colori gialli e rossi dell'Africa.

La staff di Ipsia Vercelli

17/09/09

 

Il sangue e la paura del Mozambico la memoria negli scatti di Rangel


Per non dimenticare, riportiamo questo interessante articolo, tratto da "Repubblica" di giovedì 17 settembre. Buona lettura!!!

MAPUTO - Sono cinque ragazzini, tutti addormentati sul marciapiede di una strada. Il fotografo li ha sorpresi così, nel sonno, stremati da chissà quale massacrante corvée. In un altro scatto, l'obiettivo ha catturato lo sguardo di un bimbo che di anni ne avrà sei o sette. Il piccolo ha la fronte marchiata col fuoco, come i fianchi di una delle mucche che doveva pascolare e che gli era forse scappata. Una terza immagine mostra invece un bambino sorridente e fiero del mandrillo semi scuoiato che porta legato a un bastone.

Ci sono poi le foto cruente della lotta per l'indipendenza dal giogo portoghese, e quelle altrettanto feroci della guerra civile che dal 1975 al 1992 ha insanguinato il Mozambico: ritraggono armi, attentati, cadaveri, soldati strafottenti e civili impauriti. Sono proprio queste ultime che compongono il tesoro del Centro di documentação e formação fotografica di Maputo fondato da Ricardo Rangel, decano del giornalismo mozambicano e illustre fotografo africano, morto lo scorso 11 giugno a 84 anni.

Nel 1983, in piena la guerra fratricida, quando non si poteva uscire dalla capitale senza farsi sparare addosso, Rangel volle creare un archivio che conservasse la memoria iconologica del suo paese. "Da ora in poi", disse il fotografo, "ogni volta che ci serve un'immagine della nostra storia, non dovremo più rivolgerci alle agenzie di Lisbona o di New York". Così è stato. In oltre un quarto di secolo, con pazienza e coraggio, Rangel e la sua équipe di entusiasti fotoreporter hanno raggiunto la meta che s'erano prefissi: raccogliere e catalogare tutte le immagini che dalla fine dell'Ottocento raccontano la storia del Paese.

Il Centro è stato finanziato ai suoi inizi dalla Cooperazione italiana, ed è nato grazie alla preziosa collaborazione del Comitato per il coordinamento delle organizzazioni per il servizio volontario (Cosv). Cooperazione e Cosv sono nuovamente intervenuti nel 2003, quando è stato necessario cominciare a digitalizzare il materiale fotografico che da decenni giaceva dentro scatole di cartone, per salvarlo dall'usura del tempo. Oggi, l'archivio di Maputo è diventato un'istituzione indispensabile a tutta la stampa del sud dell'Africa, ma anche alle scuole, università o altre istituzioni che possono accedere all'archivio e scaricare documenti fotografici. Il Centro organizza mostre, fornisce servizi, partecipa e contribuisce con il suo lavoro all'educazione dei giovani.

Il nucleo attorno al quale è cresciuta la collezione consiste nelle prime foto scattate da Rangel agli inizi degli anni Cinquanta. Buona parte del suo lavoro fu in seguito distrutto dai portoghesi poiché Rangel, libero pensatore e indipendentista, era mal visto dai colonizzatori. Ma qualcosa rimase, qualche centinaio di negativi, tanto da costruirgli attorno l'unico archivio africano in grado di competere con quelli di altri continenti.

I primi tempi del Centro furono i più difficili, sebbene furono proprio i tragici eventi che travagliavano il Mozambico ad arricchire il materiale d'archivio. Erano anni in cui bastava uscire per la strada con la macchina fotografica per immortalare dolore. Il dolore di un popolo che dopo essersi liberato da uno spietato colonizzatore, cominciò a straziarsi in un conflitto fratricida.

Con la pace siglata a Roma nel 1992 si è aprì un nuovo capitolo nella storia di uno tra i paesi più poveri del mondo. Da allora, i fotografi del Centro non hanno mai cessato di dipingere la realtà del loro paese con un approccio all'immagine che, per alcuni, si inserisce nella grande tradizione dei fotografi dell'agenzia Magnum.

Oggi, il Centro consiste in poche stanze male illuminate dove ancora aleggia, nonostante l'uso sempre più esclusivo del computer, un forte odore di carta e di acidi. È l'odore degli archivi di una volta, lo stesso che si ritrova dai Fratelli Alinari a Firenze, o nell'agenzia Roger Viollet di Parigi. Quello che fino a poche settimane fa fu il regno di Rangel è un luogo ordinato, silenzioso, monacale. I muri sono colonizzati da scatole, cartelle, libri di foto.

Ecco le scansie dove sono conservate le foto della guerra civile, con il loro peso opprimente di morti ammazzati. Saranno un centinaio le cartelline che raccontano il dramma del Mozambico. Ne apriamo un paio. Contengono l'abominio della barbarie e la solita banalità del male che s'accompagna a ogni conflitto e che in Africa si tinge spesso dei colori del genocidio.

Lo stesso ordine lo ritrovi nella collezione elettronica. Questa è tuttavia più facile da consultare. Basta digitare le parola chiave: donne, bambini, mare, alberi. Scriviamo "baobab", gigante vegetale che cresce nelle foreste secche del paese. Appaiono una ventina di foto, tutte ricercate, alcune di taglio "artistico", altre più "scientifico".

Per entrare nell'archivio elettronico (ma le foto in bianco e nero devono ancora esservi introdotte) basta andare sul sito internet del Centro. Al momento è stato digitalizzato appena un decimo delle 400.000 foto che compongono il patrimonio dell'archivio. Molto resta da fare. Ed è un lavoro enorme, visti gli scarsi mezzi di cui dispone l'archivio. "A condizione di saperla leggere, una foto vale mille parole", diceva Ricardo Rangel. Il suo Centro di documentação e formação fotografica ha senz'altro contribuito a far diminuire gli analfabeti dell'immagine.

(17 settembre 2009) Tutti gli articoli di esteri

08/09/09

 

Dolce Settembre... dolce banchetto



Sabato e Domenica 05 – 06 settembre si è svolta come tutti gli anni la manifestazione “Dolce Settembre” a Cigliano, alla quale era presente un colorato ed etnico banchetto con meravigliosi prodotti del Mozambico e in particolare di Inhassoro.

Batik, collane orecchini stoffe e fantastiche borse realizzate dalle ragazze diplomate alla scuola professionale “Estrela do mar” al corso di sartoria.

Con questo messaggio vogliamo ringraziare tutti quelli che hanno apprezzato i prodotti della terra africana.
Incredibilmente il risultato ottenuto domenica scorsa è stato davvero eccezionale, 400 €.
Ringraziando calorosamente vi informiamo che il ricavato sarà interamente devoluto alla Missione Sant'Eusebio di Inhassoro.

Infine ricordiamo che il banchetto sarà sempre presente anche durante le manifestazioni successive, nel caso qualcuno volesse pensare ai prodotti della missione per fare dei regali di Natale equosolidali, innovativi e originali.

Arianna

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