26/04/11

 

La cucina, strumento di conoscenza e di amicizia

Dal nostro ufficiale arrivo a Inhassoro sono passati piú di due mesi, un tempo breve, ma non ancora sufficiente per imparare a conoscere le persone, i luoghi ed entrare a far parte di questa realtá.
Le occasioni per fortuna non mancano e a nostra piacevole sorpresa, scopriamo che
nella scuola ogni martedí, giovedí e venerdí c’é la possibilitá di pranzare presso le aule e le cucine del corso di Hotelleria e Turismo ... come non resistere alla tentazione di un prazzetto ben servito e soprattutto accuratamente preparato?
E cosí che siamo diventate delle fedeli clienti di questa specie di mensa scolastica molto raffinata. Ad ogni pranzo viene servito un antipasto, un piatto principale, a base di pesce o pollo e il dolce in gran finale. Chi l’avrebbe mai detto che in Africa avremmo trovato di questi piacevoli vizi e leccornie?
Eppure anche questo fa parte del nostro ruolo. Con la nostra presenza, diamo la
possibilitá ai ragazzi di Hotelleria e Turismo di sperimentare le loro conoscenze, di
confrontarsi con persone estranee e di iniziare a provare la loro futura professione. Per i cuochi é l’occasione di stupirci e impprovisare dei piatti nuovi, per i camerieri le difficoltá aumentano con il numero delle persone da servire e la sana paura di sbagliare quando si lavora di fronte a persone sconosciute.
Infine per chi gestisce i costi della cucina la presenza di piú “clienti” rappresenta una reale entrata per affrontare i notevoli costi di un corso di cucina. Questo infatti é uno dei principali problemi per il quale le poche scuole alberghiere del Mozambico rinunciano ad avere un corso specifico di cucina, una scelta molto ardua e coraggiosa per l’Estrela do Mar. Tuttavia il costo di questi pasti risulta essere ancora decisamente insuffcienteper poter far fronte alle molte spese, il grande timore che tutto possa perdersi con il concludersi dei progetti di cooperazione é reale e l’esigenza di trovare soluzioni sostenibili é fondamentale.
Sostenibilitá una parola oggi davvero alla moda nel mondo della cooperazione, ma
purtroppo un concetto e dei risultati ancora sempre troppo lontani dalla realtá.
L’obiettivo di ogni progetto é sempre quello di instaurare un sistema di
autosostentamento e autofianziamento, ma le difficoltá e i costi da affrontare sono
sempre molto alti per picccoli villaggi sperduti e distanti dalle grandi cittá come
Inhassoro.

21/04/11

 

Auguri di Buona Pasqua 2011

Dall’umile gesto che Gesú fece, lavando i piedi ai suoi discepoli (Gv 13,1-5)

“Il Gesú della lavanda dei piedi, che oggi istituisce l’Eucarestia e il sacerdozio, che ha giá pregato perché tutti “siano uno” e che suderá sangue sul Getsemani, é un Gesú sconvolgente nei suoi gesti ma estremamente umano. Egli é capace di prendere tra le mani i nostri piedi, ció che é a contatto con la nuda terra, le nostre fragilitá e debolezze, ció che regge tutto il peso del nostro corpo mortale. Sono i piedi che ci permettono di camminare o, quando fanno male, ci costringono alla sosta. I piedi sono la nostra umanitá e Lui si abbassa ad abitarla, ad amarla, a salvarla, “spogliando se stesso e vestendosi della condizione di servo”, é cosí che ci esalta, che ci fa simili a Lui, figli e fratelli oltre che a “sua immagine e somiglianza”. La lavanda dei piedi ci chiede di fare comunione con il Cristo servo per obbedire al suo comandamento: “fate questo in memoria di me”. É solo continuando a tenere adosso quell’asciugatoio, continuando ad edificare la “Chiesa del grembiule”, che potremo rispondere alla sua infinita caritá, solo allora i nostri piedi sporchi di terra odoreranno di cielo e si incammineranno sui sentieri della Pasqua.” (“Voi siete la luce del Mondo2010/2011)

É con gioia che in questa Pasqua Africana
vi auguro di lasciare entrare dai vostri piedi l’umanitá intera,
la Terra e il Cielo.

18/04/11

 

Librarsi

Il nostro soggiorno a Maputo, di ormai un mese fa é stata un’ottima occasione per intraprendere un’iniziativa che cercheremo di portare avanti durante questi mesi di volontariato. L’idea principale é quella di dare vita alla biblioteca della scuola, che attualmente contiene un numero insignificante di libri di ogni genere.
Le due settimane trascorse a Maputo sono state un’occasione per cercare libri scolastici, confrontare i prezzi delle varie case editrici ed infine grazie ad una donazione privata, abbiamo anche potuto comprare circa 40 libri scolastici per le classi 1ª, 2ª e 3ª superiore.
Attualmente nella biblioteca sono presenti 330 libri scolastici 3 dizionari e alcuni romanzi. La quantità ovviamente é ridicola se si pensa che nella scuola sono presenti piú di 400 studenti e circa 30 professori, il numero di libri é del tutto insufficiente per garantire una possibilità di studio adeguata ad ogni studente. Infatti come é facile immaginare, qui gli studenti non hanno le possibilitá economiche di comprare i libri scolastici personalmente, quindi é fondamentale che nelle scuole le biblioteche siano ben attrezzate con tutti i libri delle rispettive materie insegnate. Pertanto in questi mesi stiamo cercando dei finanziamenti anche non eccessivamente sostanziosi per poter “librare” la biblioteca della scuola Estrela do Mar, al fine di poter garantire almeno un libro ogni 2/3 studenti per materia e per ciclo, a partire dalle materie di base, come matematica, portoghese, storia, fisica, ecc.... fino a quelle specifiche dei corsi di specializzazione.

Chiunque fosse intenzionato a fare una piccolissima donazione, vi informiamo che un libro puó costare tra i 10 e 15 euro e un dizionario tra i 25 e i 30 euro. Come potete vedere un prezzo del tutto abbordabile per dare un piccolo, ma significativo contributo ed offrire la possibilità alla scuola Estrela do Mar di continuare a migliorare la sua offerta formativa per i propri studenti.

Chiunque volesse fare questa piccolissima offerta, ecco i nostri contatti e le nostre coordinata bancarie:


cell. 347 22 62 170 / 349 66 54 565

ipsiaonlus@gmail.com – www.ipsiavc.com


Versamento C/C IPSIA VERCELLI ONLUS

Causale: Biblioteca Estrela do Mar

Presso: BIVERBANCA, VERCELLI

Iban: IT30 P060 9010 0000 0005 7788 968

12/04/11

 

Chiesa, Casa di Dio

È la commozione di un calore di cuori altissima, di una fede che lascia scivolare le lacrime di gioia e la voce canta forte per entusiasmare gli animi.
La gente riempie la chiesa, il cortile e tutto intorno, seduta sui nuovi e comodi banchi, per terra e sui muretti, tutti in un attento ascolto per la consacrazione della nuova chiesa di Sant'Eusebio di Inhassoro, in Mozambico, dove con dedizione ormai da dieci anni la Missione di Don Pio Bono, Caterina Fassio e Elena Bovolenta, opera per lo sviluppo materiale e spirituale di questa piccola comunità.

Ed è così che il giorno 7 aprile 2011, si realizza il sogno della comunità di fedeli di Inhassoro, il sogno della Missione e di chi in Italia, in particolare a Vercelli e a Cigliano, ha creduto in loro e li ha sempre sostenuti; perché è in occasioni come queste che gli uomini sembrano davvero essere degli strumenti nelle mani di Dio.

L'olio unge l'altare e l'incenso sale verso il Cristo, che sembra voler scendere in mezzo alla gente del dipinto centrale che rappresenta minuziosamente il villaggio e la gente di Inhassoro, sembra che nel momento della consacrazione si concentrino tutti i sudori e le fatiche con i quali in questi anni si è lavorato per costruire la casa di Dio.

Ed è proprio “Casa di Dio” l'espressione che il Vescovo di Vercelli, don Enrico Masseroni, attribuisce alla chiesa: la casa di una grande famiglia e la porta verso il cielo. La chiesa per la comunità deve essere il simbolo che ricorda che prima di ogni cosa, Dio è in mezzo alla vita delle persone. La chiesa appartiene ad ogni cristiano che ha il compito di prendersene cura, come se fosse il suo spirito.

Improvvisamente, per i pochi occidentali presenti alla funzione appare evidente come il significato di chiesa a volte nelle nostre comunità si sia perduto, perché i nostri cuori si sono appesantiti nell'osservare gli sfarzi e le luci, dimenticando di guardare verso e il centro e verso l'alto. Ci stiamo dimenticando che la chiesa non appartiene ai preti e alle parrocchie, ma a noi tutti, al popolo di Dio.
Ed è così che la tensione e il groviglio di pensieri si scioglie appena il coro intona il canto del Padre Nostro, che in Xitzua, la lingua locale sembra proprio voler dire “Papà” … Dada, Dada …
Il sentimento di far parte del popolo di Dio supera tutte le diversità, le differenze culturali, linguistiche e del colore della pelle, avvicinando nella comunione le culture, i paesi e gli uomini.
Infine la celebrazione si conclude con un inno all'Africa, terra benedetta da Dio, terra di colori, di allegria e di contraddizioni, dove nonostante tutto la semplicità della sua gente, la sua “naturale povertà” e la sua costante felicità possono insegnarci tantissimo sulla bellezza della vita.

In questa giornata di sole, dopo una pioggia torrenziale, che qui è una benedizione tanto attesa, la comunità ammira, quasi incredula la nuova cattedrale e tutto il resto è festa, canti e danze a non finire, sorrisi e strette di mano, saluti e suono di campane.

04/04/11

 

Aspettando … i Pomodori

6.30 di mattina, finalmente dopo un lungo período oggi sembra essere una giornata fresca e non troppo afosa. Alle 7.30 “appuntamento” all’ospedale, un semplice controllo. Arrivo con qualche minuto di anticipo, mi siedo in attesa che il laboratorio delle analisi apra; ingenuamente penso di essere la prima della mattina e giá mi compiaccio della mia puntualitá che non mi fará perdere molto tempo. Dopo poco tempo vedo arrivare il tecnico, con le classiche borse frigo dei vaccini e delle medicazioni, un secondo dopo la panchina sulla quale sono seduta si riempie di persone in attesa. Immediatamente capisco che la mia puntalitá era un’illusione e nonostante le apparenze sono l’ultima della fila. Accanto a me si siede una giovane donna un pó robustella, accompagnata da una bambina gracile, dallo sguardo ancora un pó assonnato. Dopo neanche mezzo secondo la giovane donna inizia a parlare a voce bassissima, senza guardarmi. Subito non capisco quello che dice, ma intuisco immediatamente che sta cercando di incominciare una conversazione di cortesia... “desculpe não intendei” ... con pazienza, ma sempre con la stessa aria di non curanza mi ripete la sua precedente affermazione. A stento, tra i pianti dei bambini e l’aprire e il chiudere delle porte degli ambulatori, riesco a sentire quello che vuole raccontarmi. Mi dice che lavora nell’agricoltura, non distante dall’ospedale e sta aspettando che l’insalata e i pomodori maturino, per poi poterli andare a vendere al mercato. Sorrido, guardo la mia gonna rossa pomodoro e penso a quanto potranno essere succulenti e gostosi i pomodori coltivati da questa ragazza. Anche lei fa caso al mio abbigliamento e la conversazione passa ad un altro argomento. Si stupisce dei miei sandali, mi chiede se li ho comprati a Maputo, mi spiega che qui nel distretto di Inhassoro non si possono trovare tipi simili di calzature, solo infradito di plastica; mi dice che per sandali un pó decenti si dovrebbe andare almeno fino a Maxixe (a 3h di macchina). Sconsolata per la delusione che devo dare alla mia vicina le spiego che sono sandali comprati in Italia molto tempo fa, sorride, piú per rassegnazione che per gentilezza.
Nel frattempo il tecnico esce dal laboratorio e avvisa che il tipo esame che entrambe stiamo aspettando oggi non sará effettuato, é necessario tornare la prossima settimana. Un pó amareggiata chiedo conferma di aver capito correttamente l’informazione e sempre sorridendo lei annuisce, prende la bamabina e si allontana. Sfortunatamente dovró ritornare la prossima settimana, ma chissá forse sará l’occasione di rincontrare questa donna e poterle chiedere se i suoi pomodori saranno maturati.

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